Pensioni in aumento del 2,2% da ottobre, cosa prevede il Dl Aiuti bis. Nel Decreto varato dal Consiglio dei Ministri c’è l’anticipo sulle rivalutazioni delle pensioni ad ottobre. L’obiettivo è consentire il contrasto della perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione, soprattutto a chi percepisce la pensione minima. Ma le pensioni in aumento del 2,2% da ottobre potrebbero subire dei correttivi alla luce delle critiche già manifestate dalle parti sociali.
Pensioni in aumento del 2,2% da ottobre
Il nuovo importo delle pensioni avrà decorrenza da ottobre 2022 e con il primo pagamento utile verranno riconosciuti anche gli importi arretrati. Il consiglio dei Ministri ha deciso di anticipare la rivalutazione attesa nel 2023, e di riconoscere fin da subito la differenza rilevata tra il tasso provvisorio accertato per il 2021 e quello definitivo. Infatti già nel gennaio scorso le pensioni sono state adeguate al tasso d’inflazione rilevato dall’Istat, pari all’1,7%, ma successivamente è stato accertato un tasso definitivo dell’1,9%.
La differenza dello 0,2% doveva essere applicata sulla pensione da gennaio 2023, con il riconoscimento degli arretrati per gli ultimi 12 mesi. Tuttavia la situazione attuale ha richiesto degli interventi straordinari ed è per questo che il Governo oltre a riconoscere fin da subito tale differenza ha anche deciso di anticipare la rivalutazione attesa nel 2023, applicando per il momento un tasso provvisorio del 2%.
Pensioni in aumento, il meccanismo della rivalutazione
Il meccanismo che rivaluta le pensioni tiene conto del costo della vita. Il tasso rilevato dall’Istat si applica direttamente sull’importo della pensione percepita, il quale viene dunque aumentato al pari dell’andamento dei prezzi. Però questo vale solamente per le pensioni inferiori a un certo importo, ossia alle quattro volte il trattamento minimo (515,58 euro nel 2022). Mentre per le pensioni più elevate si applica un tasso di rivalutazione parziale, per evitare incrementi spropositati.
Le tre fasce di rivalutazione
Dal 1 gennaio 2022 è tornato in vigore un sistema a tre fasce dove è previsto un incremento del 100% del tasso di rivalutazione per gli assegni che non superano di quattro volte il trattamento minimo (2.062,00 euro). Mentre tra le quattro e le cinque volte (ossia fino a 2.577,90 euro) l’aumento è del 90% del tasso. Infine, quando l’importo della pensione è elevato a tal punto da superare di cinque volte il trattamento minimo, quindi sopra i 2.577,90 euro circa, l’aumento è del 75%.
Pensioni, di quanto aumentano con la rivalutazione del 2,2%
Solo per le pensioni sotto i 2.000 euro (circa) si applica un tasso al 100%. Straordinariamente con il decreto Aiuti bis viene prevista una seconda rivalutazione annua dopo quella già effettuata nel gennaio 2022. E per un tasso del 2,2% che sarà così costituito:
- 2% a titolo di anticipo della rivalutazione attesa nel 2023, per la quale è previsto un tasso intorno all’8%;
- 0,2% a titolo di conguaglio della rivalutazione effettuata nel 2022, vista la differenza tra il tasso provvisorio applicato (1,7%) e quello definitivo accertato (1,9%).
Quindi a titolo esemplificativo per una pensione di 1.000 euro è previsto un incremento di 22 euro al mese, ovvero di 66 euro in più considerando l’intero periodo (da ottobre a dicembre). Invece per una pensione di 2.000 euro l’incremento sarebbe di 44 euro mensili, ovvero di 132 euro per l’intero periodo.
Salendo d’importo il tasso si riduce
Salendo d’importo il tasso di rivalutazione applicato si riduce. Ad esempio una pensione di 2.200 euro viene aumentata del 90% del tasso individuato, quindi solo dell’1,98%. Ciò si traduce in un aumento di 43,50 euro, ossia meno rispetto a quanto spetta su una pensione di 2.000 euro. Invece sopra i 2.500 euro la rivalutazione è del 75% del tasso, ossia dell’1,65. Quindi una pensione di 3.000 euro lordi godrebbe per i prossimi sei mesi di un incremento di 49,50 euro.
Attesa una nuova rivalutazione nel 2023
La rivalutazione anticipata alla data 1° ottobre 2022 avviene in misura solamente parziale. Infatti con la pensione pagata a gennaio 2023 ci sarebbe poi una nuova rivalutazione, in base al tasso accertato per i 12 mesi precedenti. Da questo, ovviamente, verrebbe sottratta la parte di rivalutazione già riconosciuta dal decreto Aiuti.